Ikea, errore alla cassa self service: padre e figlia arrestati - UrbanPost

2022-09-03 11:20:44 By : Ms. Jessie Liu

scritto da Cristina La Bella 12 Ottobre 2018, 11:32

Doveva essere una domenica tranquilla all’insegna di compere e nuovi acquisti, invece per la giovane Émilie Guzzo e per suo padre, il pomeriggio all’Ikea, il noto mobilificio svedese, si è trasformato in una vera e propria odissea. Per un errore, che potrebbe capitare a qualsiasi cliente, i due sono stati arrestati e condotti in carcere.

È l’8 ottobre siamo all’Ikea di Strasburgo, in Francia. A raccontare a qualche giorno di distanza l’incredibile vicenda è la ragazza stessa, che su twitter ha esordito così: «Bene, adesso vi racconto di come sono finita in custodia cautelare a causa dei “tupperware” di Ikea!». Per chi non lo sapesse i “tupperware” sono i famosi barattoli venduti dal brand svedese a prezzi bassissimi. «Lunedì scorso sono andata da Ikea con mio padre per comprare dei barattoli di vetro che avevamo visto online. Ne abbiamo presi quattro che erano chiusi con un coperchio (dettaglio importante per il seguito)». Per fare prima, padre e figlia, ultimati gli acquisti, decidono di recarsi ad una cassa self service. Qui i due pagano gli articoli in tutta tranquillità, escono, ma all’improvviso vengono bloccati da un agente della sicurezza. «L’agente ci ferma dicendo che abbiamo passato male lo scanner sui barattoli. Lo lasciamo controllare e in effetti c’erano un prezzo sul coperchio e un altro per il barattolo. Io non me ne ero accorta, dunque dico all’agente che è colpa mia, li ho presi assieme così com’erano e non ho controllato», racconta Émilie Guzzo.

Padre e figlia vorrebbero pagare il corrispettivo dei coperchi, l’agente però la guarda e intima loro di aspettare lì fermi nell’attesa che arrivi un superiore. «Il direttore (svedese credo) chiede a mio padre che cosa è successo, lui lo racconta da capo e si scusa ancora, vuole pagare, ma il direttore guarda mio padre e gli dice ”insomma avete rubato”. Mio padre risponde “no, le dico che non abbiamo fatto attenzione, colpa nostra, ma non abbiamo voluto rubare!”, ma il direttore continua trattandoci da ladri e mio padre comincia a innervosirsi». Gli animi si scaldano e l’agente di polizia pare irremovibile. Sopraggiungono in centro altri colleghi. «La poliziotta viene da me e mi dice “la portiamo via per furto organizzato, adesso arriva un’altra pattuglia per trasportare suo padre, lei viene con me” e aggiunge “se provi a scappare ti sparo con il taser”». Padre e figlia vengono condotti alla centrale, in una cella piccola e alquanto angusta: «Ci dicono che staremo in cella 24 ore, mio padre cerca di spiegare di nuovo la situazione, dice che il giorno dopo deve lavorare e io pure, nessuno ci ascolta. Comincio a diventare bianca, ripeto che ho solo sbagliato a passare lo scanner sul prezzo dei barattoli».

Fortunatamente al cambio turno, il nuovo agente capisce subito che qualcosa non torna. Si rende conto della situazione e per padre e figlia l’incubo finisce. Nel giro di tre ore Emilie e il papà possono tornare a casa. Intanto su twitter sono arrivate anche le scuse di Ikea, che in un post ha scritto così: «Privilegiamo sempre il dialogo e ci rincresce sinceramente per questa situazione. Ci impegniamo a ritirare la nostra denuncia e presentiamo le nostre scuse». Émilie con ironia ha sintetizzato così l’accaduto: «Fate attenzione alle casse, passate bene i vostri articoli e non dimenticate che potete andare in custodia cautelare per dei barattoli».

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